Obiettivo principale della ricerca è un censimento critico dei contesti relativi al diritto penale romano (ma in collegamento anche con altre esperienze del mondo antico), individuati in una serie di fonti o tipologie letterarie, con l’estrapolazione di una casistica individuata in primo luogo così come la fonte ce la trasmette, per poi sviluppare, su di essa, il necessario commento storico-giuridico e mettere così a sistema quanto sappiamo sulla vita quotidiana criminale nel mondo romano, dai bassifondi malfamati delle metropoli, alla piccola delinquenza delle campagne, agli abusi dei potenti, fino agli ‘intrighi di palazzo’.
Così individuato, l’obiettivo primario della ricerca è duplice e presenta caratteri di originalità e innovatività in entrambi i suoi profili, coerentemente con le finalità del PRIN e in linea con gli standards richiesti sul piano internazionale. Da un lato si propone, infatti, di offrire alla comunità degli studiosi, specialmente ai cultori di storia giuridica e di oratoria giudiziaria antica, un contributo solido e significativo ai fini dell’incremento delle conoscenze scientifiche sul tema prescelto, dall’altro si prefigge di realizzare, tramite il proprio percorso di ricerca, un approccio metodologico nuovo, approfondendo con tecniche originali alcuni nuclei problematici di natura composita, ma riconducibili ad un quadro unitario.
Stimiamo, operando in tal modo, di dare l’opportuna rilevanza e centralità a una serie di testi fino ad ora trascurati, marginalizzati o usati solo come ‘supporto’ (o, addirittura, come poco utile ‘imbellettamento’) di un discorso assato su un astratto inquadramento dogmatico del diritto penale romano. Le ‘visioni’ di cui andiamo alla ricerca sono relazioni vive (o anche invenzioni letterarie, ma vitali nei loro contesti di produzione e nei loro circuiti di diffusione) di una prassi che si formò nel contrasto tra esercizio della forza e aneliti di libertà, costruendo così, nella storia, i delicati instabili equilibri tipici di ogni ordinamento penale. In questo modo ogni notizia (letteraria, storica, poetica e così via) riottiene la propria individualità e aderenza a un caso e/o a un ambito specifico, meritando, così, di essere nuovamente considerata, discussa, studiata, in modo da ottenere una massa composta di testimonianze e materiali per poter ridiscutere anche nel complesso le modalità punitive disposte dai poteri romani, partendo dalle visioni antiche e non dalle ricostruzioni moderne (troppo spesso debitrici di inquadramenti e rielaborazioni che si sono formati nella tradizione romanistica più che nel diritto romano o addirittura nella più recente dogmatizzazione del diritto penale).
Questa scelta di metodo sembra anche reagire a attuali tendenze di studio, che ridiscutono le fonti (perfino quelle relative a casi molto risalenti) sulla base di presupposti dogmatico-sistematici spesso forzati o anacronistici.
Secondo tali direttrici le Unità stanno lavorando sui seguenti temi:
- L’Unità di Napoli, da un lato, procede all’analisi del confronto, sulla rappresentazione del diritto e della repressione criminale, della cultura romana con quella greca. La prospettiva d’indagine considera in primo luogo la letteratura retorica, luogo di ibridazione del sapere tecnico con riferimento specifico ai problemi giuridici a partire dal I sec. a.C. Anche lo studio delle dottrine filosofiche potrà essere utile rispetto alla finalità del progetto: è nota l’influenza delle scuole dell’ellenismo (aristotelica, stoica, accademico-scettica etc.) sulla formazione del ceto dirigente romano e in particolare sulla cultura giuridica, ma il tentativo di una precisa connotazione del crimine e della sua punizione in rapporto a tale flusso generale non è stato oggetto d’indagine (se non sul tema della funzione della pena). Proseguendo nell’elencazione di generi letterari da affrontare in questa direzione, materiale assai utile risulta dalla letteratura declamatoria del primo principato (connessa – ovviamente – con le teorizzazioni della trattatistica della tarda repubblica e con l’oratoria, soprattutto ciceroniana). Infine, passando in tal modo alla seconda parte dell’analisi, sono investigate le risultanze della letteratura glossematica, specie quella bilingue (che consente immediatamente la comparazione lessicale tra il diritto romano e quelli greci, fonti in CGL. e la più recente raccolta di Dickey).
- L’Unità di Salerno esamina le rappresentazioni della relazione tra società, diritto e follia. Questa linea del progetto intende verificare in che modo quella che Foucault definì la ‘storia della follia’ possa essere interpretata, nell’antichità, sub specie iuris, inserendo l’analisi del rapporto tra crimine e follia nel più ampio studio della variabile funzione affidata, nella storia, alla pena, intesa come mezzo afflittivo su chi sia giudicato responsabile nei confronti di divinità o della collettività. In particolare sono oggetto di indagine: presupposti e modalità punitive relativi alla sacertas, la follia oracolare (e il morbus sonticus), la relazione tra ebbrezza e repressione, i crimini ‘mostruosi’ (come il parricidium), la possessione demoniaca e i tentativi di razionalizzazione della repressione criminale. Campo di particolare analisi è la concezione di crimine e pena nell’impero cristiano.
- L’Unità di Bari studia questioni concernenti, da un lato, i tratti caratterizzanti delle prassi coercitive provinciali, dall’altro i problemi emergenti da alcuni processi, celebri per le testimonianze fornite dall’oratoria giudiziaria, fino all’indagine su casi giuridici fittizi proposti nelle scuole di retorica. Al riguardo, costituisce un essenziale strumento di indagine l’epistolario di Plinio il Giovane, ove è raccolta parte della corrispondenza con Traiano durante il governatorato in Bitinia, (ca. 108-113). L’Unità si prefigge l’obiettivo di svolgere un’indagine sistematica sulle fonti letterarie, concentrando l’attenzione su temi solo in parte esplorati, ma nevralgici per la messa a fuoco del fenomeno criminale in quell’epoca. Oltre alle lettere di Plinio sono presi in considerazione anche testi nati nella scuola, come le Declamationes, inoltre – com’è ovvio – quelli giurisprudenziali.
- L’Unità dell’Università del Salento ha per obiettivo la migliore comprensione di talune previsioni normative sui crimina e il loro impatto a livello sociale, politico, economico e culturale, con particolare riguardo alla letteratura antiquaria, retorica e filosofica, in connessione con le testimonianze giuridiche. Tali ipotesi criminose, pur coinvolgendo interessi e valori estranei all’ordinamento, acquistano uno speciale rilievo giuridico sotto la spinta di un diffuso sentimento sociale ispirato dal bisogno di vendetta e di giustizia. La letteratura oggetto d’indagine offre un terreno non ben dissodato, in relazione alla repressione criminale, sia nell’ambito di publica iudicia che in quello delle procedure extra ordinem. Verranno considerati crimina la cui rilevanza si è accresciuta nel principato, o in ragione di una attrazione nella sfera della repressione criminale di ipotesi in precedenza sanzionate all’interno delle familiae, o per l’interesse da esse acquisito in connessione con l’attività (privata da un lato, pubblica dall’altro) dei principes.