NAPOLI
L’Unità attiva presso l’Università di Napoli Federico II ha maturato in precedenti progetti (di diverse tipologie) un’esperienza particolare nel diritto penale romano sull’espansionismo giuridico di Roma e il bilinguismo istituzionale nel mondo antico. Sulla base di questa competenza, l’obiettivo individuato si bipartisce. Da un lato si procede all’analisi del confronto, sulla rappresentazione criminale, della cultura romana con quella greca.
La prospettiva d’indagine considera in primo luogo la letteratura retorica, luogo di ibridazione del sapere tecnico con riferimento specifico ai problemi giuridici a partire dal I sec. a.C. Anche lo studio delle dottrine filosofiche potrà essere utile rispetto alla finalità del progetto: è nota l’influenza delle scuole dell’ellenismo (aristotelica, stoica, accademico-scettica etc.) sulla formazione del ceto dirigente romano e in particolare sulla cultura giuridica, ma il tentativo di una precisa connotazione del crimine e della sua punizione in rapporto a tale flusso generale non è stato ancora oggetto d’indagine (se non sul tema della funzione della pena).
Proseguendo nell’elencazione di generi letterari da affrontare in questa direzione, materiale assai utile risulta dalla letteratura declamatoria del primo principato (connessa – ovviamente – con le teorizzazioni della trattatistica della tarda repubblica e con l’oratoria, soprattutto ciceroniana). Infine, passando in tal modo alla seconda parte dell’analisi, saranno studiate le risultanze della letteratura glossematica, specie quella bilingue (che consente immediatamente la comparazione lessicale tra il diritto romano e quelli greci, fonti in CGL. e la più recente raccolta di Dickey). Le linee di studio convergeranno in un’analisi critica che consideri sia il linguaggio sia i contesti, ponendo le fonti letterarie in comparazione con quelle giuridiche. Il raffronto relativo all’uso della terminologia si gioverà, infatti, delle rappresentazioni (storiche, retoriche, filosofiche, ma anche poetiche, mitiche) che determinano il crimine e lo qualificano, dal punto di vista giuridico come da quello della riprovazione morale. Viceversa, le ‘visioni’ prodotte nella letteratura porteranno informazioni per specificare la portata di significato di lemmi e costrutti. I risultati potranno essere considerati anche nell’ottica di una Kriminalgeschichte mediterranea (che – secondo una interpretazione storico-sociologica – avrebbe avuto complesse conseguenze di lunga durata).
SALERNO
L’Unità di Salerno esamina delle rappresentazioni della relazione tra società, diritto e follia. Questa linea del progetto intende verificare in che modo quella che Foucault definì la ‘storia della follia’ possa essere interpretata, nell’antichità, sub specie iuris, inserendo l’analisi del rapporto tra crimine e follia nel più ampio studio della variabile funzione affidata, nella storia, alla pena, intesa come mezzo afflittivo su chi sia giudicato responsabile nei confronti di divinità o della collettività. Da tale ottica vengono messi in discussione presupposti e modalità punitive relative alla sacertas, anche in comparazione tra esperienza romana e altre coeve, la follia oracolare (e il morbus sonticus), la relazione tra ebbrezza e repressione, i crimini ‘mostruosi’ (come il parricidium), connessi con la follia – tema anche dell’Università del Salento -, la possessione demoniaca e i tentativi di razionalizzazione della repressione criminale.
Campo di particolare analisi è la concezione di crimine e pena nell’impero cristiano, quando grande rilevanza assumeranno i reati di tipo ideologico, connessi a comportamenti o credenze giudicati non conformi ai dogmi religiosi emergenti dalla lotta interna alla Chiesa che segnò i tempi dopo la presa di potere di Costantino (repressione di pagani, eretici, ebrei).
BARI
In un arco temporale circoscritto all’età antonina, privilegiando quella traianea, l’Unità di Bari studia questioni concernenti, da un lato, i tratti caratterizzanti delle prassi coercitive provinciali, dall’altro i problemi emergenti da alcuni processi, celebri per le testimonianze fornite dall’oratoria giudiziaria, fino all’indagine su casi giuridici fittizi proposti nelle scuole di retorica.
Al riguardo, costituisce un essenziale strumento di indagine l’epistolario di Plinio il Giovane, ove è raccolta parte della corrispondenza con Traiano durante il governatorato in Bitinia (ca. 108-113).
L’Unità si prefigge l’obiettivo di svolgere un’indagine sistematica sulle fonti letterarie, concentrando l’attenzione su temi solo in parte esplorati, ma nevralgici per la messa a fuoco del fenomeno criminale in quell’epoca.
Oltre alle lettere di Plinio vengono esaminati anche testi nati nella scuola, come le Declamationes.
SALENTO
L’Unità di Ricerca dell’Università del Salento ha per obiettivo la migliore comprensione di talune previsioni normative sui crimina e il loro impatto a livello sociale, politico, economico e culturale, con particolare riguardo alla letteratura antiquaria, retorica e filosofica, in connessione con le testimonianze giuridiche.
La letteratura considerata offre un terreno non ben dissodato, in relazione alla repressione criminale, sia nell’ambito di publica iudicia che in quello delle procedure extra ordinem. Verranno considerati crimina la cui rilevanza si è accresciuta nel principato, o in ragione di un’attrazione nella sfera della repressione criminale di ipotesi in precedenza sanzionate all’interno delle familiae, o per l’interesse da esse acquisito in connessione con l’attività (privata da un lato, pubblica dall’altro) dei principes.
Fra essi possono menzionarsi, a titolo esemplificativo:
a) L’adulterio, crimen paradigmatico: l’azione che lo realizza si configura come intrinsecamente malvagia. Tale rappresentazione dell’adulterio (risalente ad Aristotele) è usata da Ulpiano che, nel libro 57 ad ed., collega alla
‘natura’ il probrum, costruendo la categoria dei probra natura turpia distinta da quella dei probra more civitatis (D. 50.16.42).
b) L’emersione di fattispecie criminose riconducibili alla magia, fra repressione affidata ai iudicia publica e interventi extra ordinem.
c) La repressione di crimini consumati all’interno delle famiglie: 1) il parricidio (come uccisione del proprio pater); 2) l’uxoricidio; 3) l’omicidio della prole. Tali fattispecie delineano il ruolo del pater nella famiglia e ne circoscrivono i poteri.
d) Crimina commessi da donne.